Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma | Un'Accademia della Provincia Italiana - Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma
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Un’Accademia della Provincia Italiana

Un’accademia della provincia italiana

Proprio a cavallo degli anni in cui Parma cessava di essere una capitale, vennero banditi dalla Accademia gli unici due concorsi di architettura finalizzati all’effettiva realizzazione dell’opera: i concorsi per la costruzione di una strada fiancheggiata da abitazioni per i poveri (1856) e di una barriera cittadina dedicata a Vittorio Emanuele II (1860). L’iniziativa di indire il primo fu sovrana; l’Accademia curò la formulazione del bando e il giudizio dei lavori presentati, ammettendo al ballottaggio finale solo otto della ventina di progetti concorrenti e premiando il parmigiano Gaetano Castelli. La strada venne realizzata a più riprese negli anni successivi e fu battezzata Via della Salute. Per la Barriera Vittorio Emanuele (poi ridedicata a Nino Bixio), invece, fu prescelto il progetto fuori concorso presentato da Angelo Angelucci di Todi.

Il I Congresso Artistico Italiano, tenutosi proprio a Parma nel 1870, fu l’ultima occasione in cui l’Accademia di Parma ebbe un ruolo di spicco nazionale Sebbene nel 1877 il decreto Coppino le restituisse l’indipendenza amministrativa separandola dalle altre due accademie emiliane, ne affidava i compiti didattici all’istituto di belle arti, delegando le funzioni consultive e culturali al collegio accademico, mentre la prestigiosa collezione artistica acquistava totale autonomia divenendo la Regia Pinacoteca di Parma.

Gli accademici parmensi da quel momento sovrintesero alla cura delle raccolte artistiche superstiti (specialmente cimeli, doni accademici e prove didattiche) e documentarie dell’istituzione, fornendo anche pareri e consulenze in materia di belle arti.

Il decreto del 31 dicembre 1923 trasformò l’Istituto di Belle Arti in Istituto d’Arte – con profondi mutamenti del piano di studi e delle discipline impartite – lasciando autonoma la sezione accademica, che ricevette un nuovo statuto nel 1936. Dopo la caduta del fascismo, nel 1959 si ebbe un primo tentativo di rinnovare lo statuto. Con la presidenza dello scultore Carlo Corvi, che era anche direttore dell’Istituto d’Arte e figura di spicco della cultura parmense del tempo, la sede dell’Accademia fu riallestita nella nuova ala dell’Istituto d’Arte su viale Toschi. Nei locali disposti al primo piano, intorno al volume dell’atrio di accesso, trovarono una nuova sistemazione i doni accademici e i cimeli storici dell’Accademia. Nel 1973 con D.P.R. n. 160 del 16 febbraio l’Accademia Nazionale di Belle Arti fu dotata di un nuovo statuto, tuttora vigente.

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