Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma | La Rinascita sotto Maria Luigia - Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma
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La Rinascita sotto Maria Luigia

La rinascita sotto Maria Luigia

Dopo il congresso di Vienna si insediò sul trono dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla Maria Luigia d’Austria, ex imperatrice dei francesi; nei primi anni del suo dominio si riattivarono varî uffici e istituzioni di fondazione borbonica, tra cui l’Accademia di Belle Arti, che assunse la denominazione di Ducale e fu dotata nel 1822 di un nuovo regolamento per le scuole accademiche che aggiungeva formalmente alle tre sezioni tradizionali di pittura, scultura e architettura, quella di intaglio in rame. Già da due anni, infatti, era stato nominato come docente d’incisione e direttore della galleria e delle scuole il celebre incisore Paolo Toschi, che tenne la guida dell’Accademia fino alla morte (1854), se si esclude una breve parentesi nel 1849, causa un esilio per motivi politici. Toschi si impegnò a fondo per la salvaguardia del patrimonio artistico locale, segnalando in varie occasioni i pericoli e il degrado che minacciavano opere di pittura o monumenti architettonici. In collaborazione con Nicolò Bettoli, architetto di corte, ristrutturò e ampliò i locali e la sistemazione museale della Galleria dell’Accademia (oggi ambienti ottocenteschi della Galleria Nazionale di Parma). Dopo una ripresa dei concorsi internazionali di pittura e architettura nel 1817, le nuove regole bloccarono questa tradizione peculiare dell’Accademia parmense, sostituendoli con un solo concorso triennale di Pittura aperto anche agli stranieri (premio di lire 1000), e con concorsi nazionali di pittura (biennali), di architettura e scultura (quadriennali), che premiavano i vincitori con lire 2500 finalizzate a un pensionato di 18 mesi a Roma.

Fin oltre la metà del secolo, gli architetti Nicolò Bettoli e Paolo Gazola furono i protagonisti sulla scena dell’insegnamento architettonico e della progettazione pubblica e privata. Soprattutto il primo, di formazione accademica in periodo napoleonico, sviluppò una sobria interpretazione locale del Neoclassicismo francese e austriaco, legata alla funzionalità e al decoro della città, riqualificata dalle “munificenze” della sovrana. La lunga coda del neoclassico parmense trovò la sua roccaforte proprio nell’ambito accademico, ritardando a Parma l’avvento dello storicismo stilistico d’impronta romantica. In pittura, parallelamente, prevalse la “sfida impossibile” di una fusione dell’arte di Correggio e di Parmigianino, considerati gli epigoni della Scuola parmense, con esiti manierati ma talvolta di notevole qualità esecutiva. Centrale rimase la pittura di storia, accanto alla quale si sviluppò una scuola di vedutismo, per particolare impulso della duchessa Maria Luigia.

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